Cisl Umbria e Adiconsum Umbria alla Regione: “Il trasporto scolastico non utilizzato nell’anno passato deve essere rimborsato e messo a disposizione delle famiglie per i nuovi abbonamenti”

Nella foto, il presidente Adiconsum Umbria Giancarlo Monsignori

Siamo a settembre e fra qualche giorno gli studenti torneranno sui banchi di scuola. La Cisl Umbria e l’associazione dei consumatori Adiconsum Umbria hanno registrato anche dalle sedi territoriali preoccupazioni da parte delle famiglie che stanno sostenendo i costi scolastici e, tra questi, anche quelli per il quotidiano spostamento.
“E’ tempo di abbonamenti – affermano il segretario generale Cisl Umbria Angelo Manzotti e il presidente regionale Adiconsum Umbria Giancarlo Monsignori –, ma ancora oggi nel pagamento del rinnovo del servizio non è possibile usufruire di un voucher per il mancato utilizzo dello stesso per il periodo di chiusura della scuola, quando la didattica si è svolta a distanza. L’anno scolastico appena trascorso – spiegano – è stato altalenante: in parte in presenza e in gran parte da casa attraverso le nuove tecnologie. Per questo la nostra proposta è che venga percentualizzato questo ultimo periodo e rimborsato alle famiglie degli studenti attraverso un voucher da utilizzare per il nuovo abbonamento. Tenendo conto che anche quest’anno le norme di prevenzione Covid-19 dispongono un’affluenza ridotta dentro i mezzi pubblici, ribadiamo sin da ora la necessità dell’aumento delle corse”.
La Cisl Umbria e l’Adiconsum Umbria quindi si rivolgono alle istituzioni. “La Regione deve farsi interlocutrice con il Governo per riuscire a dare una risposta celere alle famiglie che, visto il momento, si trovano in difficoltà: non dobbiamo dimenticare, infatti, che molti di questi genitori hanno utilizzato ammortizzatori sociali. A peggiorare una situazione diffusamente già difficile dal punto di vista occupazionale ci sono anche le procedure restrittive dell’Inps per il mancato riconoscimento dei giorni di quarantana come malattia: ciò con importanti ricadute per i lavoratori sia in termini retributivi che contributivi. Una perdita che colpisce maggiormente quei lavoratori che non possono svolgere le proprie mansioni in smart working e che mediamente stimiamo intorno a 400 – 700 euro al mese”.