di Giuliano Bicchieraro, segretario regionale Cisl Umbria
PERUGIA, 28 luglio 2025 – Lo scorso 25 luglio 2025 a Napoli tre operai, lavorando alla manutenzione di un palazzo, sono morti. Due lavoratori lavoravano in nero e nessuno di loro indossava caschi né cinture di sicurezza. L’indagine ha già portato all’iscrizione nel registro degli indicati di quattro persone. Inevitabile anche in Umbria, che al 31 maggio registrava 5 decessi sul lavoro, una riflessione sulla normativa e sicurezza, cosa può fare la legge? Trasferibilità delle regole dagli appalti pubblici a quelli privati. Il Codice degli Appalti pubblici impone obblighi stringenti su sicurezza e formazione nei cantieri, tramite il Piano Operativo di Sicurezza (POS) e il Piano di Sicurezza e Coordinamento (PSC). In molti casi, però, questi standard non sono applicati nei contratti privati. Estenderli al settore privato migliorerebbe la qualità complessiva del sistema e ridurrebbe i casi di lavoro in nero e non conformità.
Formazione sul campo, non solo in aula. La formazione deve essere strutturata perché sia dinamica e vicina alla realtà operativa. I moduli teorici andrebbero affiancati da sessioni in cantiere, dove i lavoratori e, soprattutto, i datori di lavoro siano sensibilizzati alla percezione del rischio. Spesso i dirigenti ignorano i pericoli quotidiani, solo con la presenza attiva sul campo si mantiene alta l’attenzione e si promuove una cultura della sicurezza condivisa.
Coinvolgimento diretto di lavoratori e datori di lavoro. Il coinvolgimento partecipativo facilita l’identificazione delle criticità pratiche, spesso invisibili in aula. I responsabili aziendali devono essere chiamati a verificare direttamente, insieme ai lavoratori, la corretta applicazione delle procedure, l’uso dei DPI, l’affidabilità degli strumenti e il rispetto delle norme. Promuovere una formazione sul campo, coinvolgendo, quindi lavoratori e datori di lavoro nella rilevazione e consapevolezza dei rischi reali.
Una mano dalla tecnologia. Integrare strumenti analogici e digitali per ridurre fatica e disattenzione in cantiere. L’adozione di strumenti ergonomici per ridurre il carico fisico e la fatica, causa frequente di infortuni e malattie professionali. Tecnologie digitali: sensori, alert, wearables o app che registrano e segnalano condizioni rischiose in tempo reale. In un cantiere dove il tempo è conteso e la stanchezza incide sulla coscienza dei pericoli, queste tecnologie possono restituire attenzione e consapevolezza.
L’Italia e la cultura della sicurezza è in una comprovata evoluzione. Il nostro ordinamento, con leggi, protocolli e strumenti come la patente a crediti per la qualificazione delle imprese rappresenta oggi un modello valido. La patente a crediti richiede il rispetto dei criteri di salute e sicurezza per ottenere la qualificazione, un filtro concreto per escludere le aziende che speculano sulla sicurezza.
Il ruolo dei controlli per ottenere mai più Napoli, mai più Firenze mai più Brandizzo. L’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) ha rafforzato il numero degli ispettori e intensificato le ispezioni, soprattutto nei cantieri edili. Già la Prefettura di Napoli ha avviato un coordinamento tra Asl, INAIL, INPS e Ispettorato con ispezioni congiunte sistematiche nel territorio campano. Serve che questa azione sia diffusa e costante su tutto il territorio nazionale, evitando tragedie come quelle di Brandizzo, Firenze o Napoli. Rafforzare, quindi i controlli, rendendoli capillari, incrociati e frequenti, su tutto il territorio.
La tragedia di Napoli è un monito troppo caro: richiede che non si parli solo di leggi, ma di applicazione concreta e cultura diffusa della prevenzione. Il rispetto delle norme, la formazione concreta e il controllo costante sono gli strumenti essenziali per evitare che ancora domani ci siano famiglie che non vedranno tornare a casa i propri cari dal lavoro.

PERUGIA, 3 luglio 2025 – Il Consiglio Generale della Cisl Umbria chiude la fase congressuale umbra e guarda al Congresso nazionale che si terrà dal 16 al 19 luglio a Roma. Nel segno della continuità i territori di Perugia, Terni, Alto Tevere e Foligno-Spoleto nei quali sono stati confermati come coordinatori rispettivamente Valerio Natili, Riccardo Marcelli, Antonello Paccavia e Bruno Mancinelli. Riconfermata anche la coordinatrice regionale di genere nella persona di Sara Claudiani. Tanti i temi che sono stati discussi nel dibattito con i presenti, con i segretari e i rappresentati delle varie categorie della Cisl Umbria (riconfermati o freschi di elezione) e dai territori. Tutti temi già approfonditi nel congresso della Cisl Umbria e poi ripresi nella relazione introduttiva del segretario generale Cisl Umbria Angelo Manzotti che per la prima volta, dal suo nuovo mandato, si è rivolto al Consiglio. Assieme a lui la sua segreteria, composta da Giuliano Bicchieraro, Simona Garofano, Gianluca Giorgi e Riccardo Marcelli. La parola chiave della Cisl Umbria era ed è rimasta partecipazione. “Partecipazione – afferma Manzotti – nel mondo del lavoro, con la nuova legge che ha preso forma grazie alla raccolta firma della Cisl e che a questo punto deve trovare attuazione all’interno dei luoghi di lavoro”. Per la Cisl Umbria partecipazione significa anche concertare attivamente e in modo costruttivo con le istituzioni, in tavoli dove devono trovare spazio tutti i soggetti protagonisti dello sviluppo del territorio (quindi tutte le parti sociali e il mondo dell’istruzione/formazione). “In un mondo che sta cambiando e che vede come attuale il tema dell’Intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie – aggiunge Manzotti – la sfida è duplice: garantire da una parte che queste non vengano utilizzate per sostituire indiscriminatamente il lavoro umano e, dall’altra, formare. Il mondo del lavoro sta cambiando e i lavori stanno cambiando. Per questo la formazione deve essere continua e deve prevedere lavori che ad oggi nemmeno esistono o che sono solo in fase embrionale. Inoltre spesso accade – precisa il segretario – che le aziende lamentino di non trovare alcuni profili professionali. Una soluzione potrebbe essere quella della staffetta generazionale dove gli over 55 potrebbero essere i tutor per i nuovi ingressi, rimodulando così l’organizzazione del lavoro attraverso la riduzione oraria oppure la realizzazione di soluzioni come il part – time”.
“In Umbria evidenziamo la vertenza aperta in e-distribuzione e la volontà di chiusura del PT (centro di telecontrollo) a Terni. La nostra azione è in pieno contrasto con un’ottica di ottimizzazione, che respingiamo fortemente in quanto la transizione energetica in essere e le risorse derivanti dal Pnrr impongono grandi investimenti impiantistici e sul personale”. E’ Ciro Di Noia, segretario generale Flaei Cisl Umbria, a fare il punto sulla situazione energetica umbra. “Riguardo alla centrale di Bastardo, la Flaei Cisl Umbria esprime forti perplessità sul succedersi delle diverse proposte non concretizzate di progetti finalizzati alla riqualificazione del sito che come obbiettivo avrebbero dovuto garantire sia il rispetto del territorio, anche a livello paesaggistico, che un elevato livello di occupazione”. Il riferimento della categoria è ai progetti delle serre idroponiche, della produzione di idrogento come combustibile da utilizzare sperimentalmente su macchine agricole e mezzi pubblici, del fotovoltaico e delle batterie di accumulo (storage). “Proposte che si sono succedute nel tempo e che purtroppo si sono limitate ad essere semplici annunciazioni in un territorio che si è caratterizzato dagli ’60 per la produzione elettrica da parte di Enel”. Il segretario così ribadisce come questa realtà si sia impoverita fortemente nel tempo. “Dagli anni ’90 – aggiunge – questo territorio ha registrato un elevatissimo reddito procapite, attualmente sprofondato agli ultimi posti”.

